A parole tutti siamo d’accordo nell’amare i nostri amici a quattro zampe. Quando poi si passa a parlare sul “come”, spesso, mi cadono le braccia! Si sentono frasi del tipo: “Proprio perché amo il mio cane gli compro le crocchette bilanciate (le migliori eh!?!), poi lo vaccino tutti gli anni, gli faccio la puntura annuale contro la filaria e quasi tutti i mesi una pipetta di antiparassitario, sai, non vorrei mai avere le pulci in casa.
Poi ovviamente lo/a sterilizzo perché cosi non le vengono i tumori mammari (se femmina) o la prostatite (se maschio), ma soprattutto sono più tranquilli!” A volte io aggiungo ironicamente: “poi li facciamo imbalsamare e siamo a posto!”.
Ora, a parte gli scherzi, la deriva che con frequenza riscontro è proprio quella che succintamente ho descritto: c’è sicuramente un rinnovato interesse, compassione ed empatia per i nostri amici quadrupedi, cosa che non riscontravo solo 15-20 anni fa. Ma insieme a questo anche un interesse che poi sconfina nell’egoismo vero e proprio: cioè piegare alle mie esigenze tutti i comportamenti etologici di specie! Ovviamente è un problema enorme e non ci possono essere ricette generiche. Ogni situazione andrebbe studiata per trovare la soluzione più giusta in quel contesto, però un po’ di sana autocritica si deve cominciare a fare! Non posso partire a volere una vita a stretto contatto con un animale dando per scontato che il cibo quotidiano sarà quello industriale (tutta la vita!) perché “bilanciato”!
Non posso prendere un cane e programmare, in ogni caso, la vaccinazione ogni anno per tutta la vita quando è evidente che questo provoca un carico tossico pericoloso! Non posso portare a casa un cane e chiedere immediatamente quando deve essere sterilizzato! Questo significa privarlo in modo permanente non solo degli stimoli etologici e quindi di molti comportamenti normali e salutari, ma anche privarlo del proprio equilibrio ormonale e quindi immunitario.
Proprio in questi ultimi anni (ricerche 2018/19) sono stati eseguiti studi sperimentali in ratti dove si dimostra come sia importante la permanenza delle gonadi (testicoli ed ovaie) per una corretta produzione di linfociti T (cellule di difesa) da parte del Timo. Altra scoperta importante è stata che il Timo, questo organo che produce una parte importante delle cellule immunitarie, non è vero che regredisca totalmente con il 18 raggiungimento dell’età adulta in animali e uomo, ma invece permane una parte residuale attiva per tutta la vita.
Quindi andando a sterilizzare, per esempio, il mio cane, devo essere consapevole del fatto che procurerò un indebolimento permanente del suo sistema immunitario. Ciò deve quindi essere valutato attentamente e non si può giustificare sempre con: “altrimenti le vengono i tumori mammari”! Perché ammesso e non concesso che ciò avvenga sempre, io pongo la domanda: “Quali altre patologie, anche neoplastiche innesco praticando sistematicamente un indebolimento immunitario?”.
Se il problema è di evitare gravidanze indesiderate è sufficiente solo una isterectomia nella femmina (lasciando le ovaie) e una vasectomia nel maschio (lasciando i testicoli)! Altra questione è la nefasta pratica della vaccinazione annuale e/o semestrale (leptospirosi) che è chiaramente sbagliata. Tanto è vero che proprio quest’anno sono diffusamente disponibili test veloci per il rilievo della concentrazione anticorpale nei nostri animali di casa. Finalmente si è compreso che un animale una volta vaccinato correttamente non ha affatto bisogno di richiami annuali per tutta la vita e che questi risultano piuttosto lesivi per il carico tossico che inducono in soggetti spesso di qualche chilo di peso corporeo.
Come tutti i vaccini i fattori che sempre sono in grado d’interferire, a volte in modo permanente e profondo, sono i cosiddetti adiuvanti come mercurio, formaldeide, alluminio etc. in grado di creare, in alcuni casi, uno stato d’iperattivazione immunitaria con innesco di patologie autoimmuni anche dopo anni.
È evidente che è necessario riconsiderare, alla luce dei fatti sperimentati, tutto il sistema di approccio vaccinale dei piccoli animali tenendo conto che si vaccina solo per patologie infettive non trasmissibili all’uomo (ad eccezione della rabbia e leptospirosi). Si deve realisticamente valutare il rapporto rischio/beneficio prima di iniziare un programma di vaccinazione valutando il singolo soggetto e la sua anamnesi.
In definitiva è urgente un ampliamento dell’approccio terapeutico che anziché chiudersi in una difesa di “dogmi scientifici” che in Medicina sono privi di senso, si deve aprire ad una visione che consideri valido ogni approccio medico in grado di dare risultati empirici concreti senza pregiudizi. Purtroppo lo strapotere delle multinazionali farmaceutiche sta sempre più compromettendo un dialogo scientifico aperto e onesto, imponendo un nozionismo scientifico unilaterale che lasci spazio solo per “la caccia alle streghe” ovvero verso tutti coloro che hanno ancora una visione libera non solo della Medicina ma della Vita!