Ruolo ecologico, funzione e utilità della flora spontanea

Ruolo ecologico, funzione e utilità della flora spontanea

Le cosiddette “erbacce” possono creare problemi seri per via della competizione idrica e alimentare nei confronti delle colture, e sono soprattutto le colture erbacee a soffrire la presenza di infestanti.

Ma una analisi approfondita riguardante la funzione ecologica operata dalla flora spontanea può permettere di leggere nel libro della Natura per cogliere saggezza e senso di determinati fenomeni.

Purtroppo la presenza di diserbanti, fertilizzanti industriali o altri agenti nocivi ha influito negativamente sulla biodiversità, riducendo il numero di specie naturalmente presenti.

L’alterazione degli habitat dovuta a contaminanti di origine antropica (metalli pesanti, idrocarburi, agenti chimici di sintesi, fanghi di depurazione, microplastiche, nanomateriali etc.) ha determinato una selezione delle specie che sono in grado di tollerare e adattarsi a condizioni sfavorevoli. Soprattutto nei contesti maggiormente contaminati e disturbati, l’agricoltura industriale ha generato un notevole impatto non solo attraverso pesticidi e diserbanti, ma anche tramite i fertilizzanti di sintesi. Diversi studi fitosociologici sono stati condotti in aree particolarmente contaminate (siti industriali, discariche abusive) per determinare gli effetti negativi della contaminazione da metalli presenti all’interno del suolo in relazione alle comunità vegetali.
Le analisi fitosociologiche hanno mostrato una notevole biodiversità della vegetazione su terreni non contaminati, mentre la biodiversità è apparsa fortemente ridotta su terreni contaminati da metalli (pressione selettiva).

Spesso le Asteracee spinose divengono la vegetazione dominante su terreni fortemente contaminati da metalli (come Silybum marianum e Carduus pycnocephalus). Si tratta di specie in grado di tollerare e soprattutto assorbire quantità elevate di metallo. Ad ora comunque si conoscono più di 400 specie iperaccumulatrici che appartengono a 45 diverse famiglie botaniche.
Questo significa che le specie in grado di resistere a determinate pressioni (presenza di inquinanti) in molti casi possono anche svolgere una funzione di bonifica e risanamento ambientale. Questo tema sarebbe vasto e complesso, ma si riportano di seguito comunque 2 esempi relativi a specie note e diffuse: il Cardo mariano e l’Edera.

Silybum marianum o Cardo mariano. Questa Composita (o Asteracea) per quello che rappresenta all’interno del panorama vegetale meriterebbe una monografia a parte. Il suo uso medicinale si estende per oltre 2000 anni.

Ovviamente meriterebbero monografie e approfondimenti anche altre erbe, ma questa in particolare ha un valore del tutto speciale non solo per le qualità intrinseche ma anche per l’aspetto e le geometrie che la caratterizzano.
Per chi volesse approfondire queste tematiche si consiglia lo studio dei tre volumi “Le Piante Medicinali” di Wilhelm Pelikan (Natura e Cultura Editrice) nei quali l’autore descrive le Composite come “la famiglia più evoluta e meglio organizzata nell’ambito vegetale”.
La famiglia botanica che riassume e sintetizza l’intero mondo delle piante a fiore ad un livello superiore facendo intravedere un nuovo inizio (nello sviluppo e nell’evoluzione dei vegetali). Ed il Cardo mariano rappresenta dunque uno dei più importanti componenti di questa famiglia.

Per quanto riguarda invece le caratteristiche del substrato, predilige i terreni ricchi di azoto con pH neutro, anche se può comunque adattarsi tranquillamente ad altre condizioni soprattutto in merito al pH. L’altezza massima di questa pianta è molto variabile e può oscillare dai 30 ai 150 cm circa. Questa oscillazione dipende dalla disponibilità di azoto e dalle caratteristiche del substrato. Potrebbe anche risultare influente una eventuale contaminazione di metalli o altri inquinanti che, come noto, possono incidere negativamente sulle normali funzioni fisiologiche dei vegetali.
Il Cardo mariano può tollerare alti livelli di contaminanti che accumula a vario titolo nei propri organi, ed è per questoche viene indicato per il fitorisanamento e la bonifica di terreni contaminati da metalli pesanti.
È considerato iperaccumulatore di piombo e accumulatore di cadmio e zinco. Può tollerare molto bene anche una scarsa disponibilità idrica.

Ogni pianta può produrre dai 500 ai 1300 semi circa che si mantengono vitali per una decina di anni. In passato era coltivata sia come pianta ornamentale che come pianta medicinale.
È una buona nettarifera, ed anche il suo polline è ricercato da diversi insetti (dunque si tratta anche di pianta nutrice).

Hedera helix o Edera comune. Pianta sempreverde strisciante e rampicante molto rustica. La sua diffusione avviene grazie a volatili di diverse specie che si nutrono delle bacche. Gli uccelli si cibano di questi frutti in assenza di fonti alternative di cibo; dunque la mancanza di biodiversità (cioè di altre specie nutrici dotate di bacche) contribuisce all’espansione territoriale dell’Edera. Conseguenza di biocenosi semplificate. Hedera helix in molti casi rappresenta una delle poche fonti di cibo e sostentamento in determinati periodi dell’anno.

Predilige ambienti in penombra, tende a svilupparsi in contesti che hanno raggiunto un certo grado di maturità o situazione limite per la propria evoluzione (mancanza di vigoria).
Con la sua azione stimola il processo di rinnovamento di boschi e boscaglie accelerando le fasi biologiche legate all’eliminazione di piante malate o meno vitali (una sorta di selezione naturale, rinnovamento).
Ovviamente non si tratta di una condizione tassativa ma si parla sempre di tendenza. In tal senso la sua rimane comunque un’azione di tipo meccanico anche dovuta al peso.

Oltre a fornire cibo diviene rifugio e sito dove poter nidificare per molte specie di uccelli, ed è importantissima anche per le api in quanto fonte autunnale di nutrimento.

Ricopre altresì una funzione ecologica di bonifica ambientale poiché può assorbire notevoli quantità di benzene ed anche tricloroetilene.

Brano tratto dal libro ERBE DI CAMPAGNA (Seconda Edizione) di F. Fioravanti – Ed. Fondazione Le Madri – Data di uscita Ottobre 2020


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