Un concetto che corre tra le filosofie e le religioni mediterranee è quello secondo cui, quando Dio vuole mandare a quel paese una civiltà, non fa altro che accecarla. Questo è esattamente quanto sta accadendo ora.
Nessuno che abbia un minimo di cultura o anche solo di buon senso dovrebbe poter chiudere gli occhi davanti alla devastazione dell’ambiente cui il mondo sta assistendo come si farebbe per uno spettacolo che non ci riguarda. Eppure i fatti dimostrano palesemente il contrario.
Noi abbiamo gabellato il progresso tecnologico per progresso tout court e a questo abbiamo sacrificato con immensa leggerezza tutto quanto non fosse funzionale a questo avanzare a velocità crescente. Tanto crescente che ora il mondo come lo abbiamo costruito ci è sfuggito di mano.
Almeno da metà Settecento in poi, l’Uomo ha cominciato a scaricare nell’ambiente fumi da combustione. Poca roba all’inizio: un po’ di carbone soprattutto in Inghilterra per mandare avanti le macchine tessili a vapore e non molto di più. Poi, dapprima a passo lentissimo poi trotterellando sempre più velocemente fino ad una corsa sfrenata, abbiamo invaso l’ambiente in cui siamo costretti a vivere, vale a dire il pianeta Terra, con qualsiasi residuo le nostre tecnologie rifiutassero.
Elencare chimicamente quei residui richiederebbe pagine intere anche se dedicassimo l’elenco solo a quelli conosciuti (che sono una minoranza) e a quelli di una sola fonte inquinante (per esempio gl’inceneritori, gl’impianti che chi ci sta truffando chiama grottescamente "termovalorizzatori"). Tra questi veleni ci stanno a buon diritto le polveri inorganiche, tanto più fini e, dunque, tanto più penetranti, quanto più alta è la temperatura di combustione.
Ma le polveri sottili, nanopolveri per gli addetti ai lavori, hanno proprietà straordinarie che le rendono sì micidiali per la salute – lo vogliano o no i nostri politici e una cosca di medici e professori pronti a recitare qualsiasi copione per quattro soldi – eppure quanto mai attraenti per una certa varietà di uomini d’affari.
Nanotecnologie è il nome che si è dato al settore che si occupa di queste polveri. Non le polveri di dimensione e composizione incontrollata come quelle dell’inceneritore di cui sopra, ma quelle ingegnerizzate, cioè costruite ad hoc in laboratori specializzati, con forma, dimensione e chimica studiate apposta per una determinata applicazione. Queste hanno proprietà fantastiche, impensate fino a pochi anni fa. Così, grazie a loro si costruiscono attrezzature sportive dalle prestazioni formidabili, si producono vernici che non si graffiano mai e che, addirittura, uccidono i batteri, si ricoprono vetri e pavimenti che non si sporcheranno più e così si fa con certi indumenti. E che dire della medicina? Già oggi si usano particelle di ossido di ferro che vengono mandate a bersaglio nei tessuti tumorali e lì, scaldate infilando il paziente in un forte campo magnetico, quel tessuto letteralmente lo cuociono distruggendolo.
Fantastico, no?
Lungi da me l’idea di contrastare il progresso, ma quando si fa un transatlantico si mettono le scialuppe e quando si progetta un’automobile si pensa anche a metterci un freno.
Bellissime le particelle che cucinano il cancro, ma, a missione compiuta, queste polveri resteranno vita natural durante nell’organismo, visto che la fisiologia umana (ed anche animale) non è capace di disfarsi di quella roba che è ad ogni effetto un corpo estraneo.
Bellissimi pavimenti, vetri e muri che non si sporcano, ma pavimenti, vetri e muri invecchiano e quelle particelle se ne vanno galleggiando nell’ambiente. E gl’indumenti?
A proposito d’indumenti, forse un attimo di meditazione meriterebbero le lavatrici che immettono nanoparticelle d’argento nel bucato. L’effetto promesso e, magari, mantenuto, è quello di rendere inodori gl’indumenti, e questo perché le nanoparticelle d’argento uccidono i microrganismi responsabili del fenomeno, ma quelle particelle finiranno per forza di cose nelle acque di scarico e, quelle che avranno intriso il tessuto, ce le inaleremo, a tutto danno della nostra salute.
Ancora più stravagante è l’idea, applicata e reclamizzata, di fabbricare condizionatori d’aria che sparano fuori analoghe particelle d’argento che andranno a sospendersi nelle stanze togliendo l’odore di chiuso.
Si potrebbe ragionevolmente pensare che, prima di ricorrere a quelle soluzioni tecnologiche, studi approfonditi siano stati condotti per escludere ogni possibilità di danno alla salute. Spiacente di deludere chi pensasse questo: non è stato fatto assolutamente niente di tutto ciò.
Le conclusioni tiratele voi. Io le mie le ho già tirate, e, al di là degli studi che sto portando avanti da oltre dieci anni, sono le stesse che qualunque persona dotata di quello che i latini chiamavano sensus communis può tirare.