La terra e la teoria dei 4 elementi
Le opere dell’uomo che testimoniano di antiche civiltà e che ci sono state tramandate a distanza di secoli e millenni, ci fanno pensare che, probabilmente, gli artefici di quelle opere avevano delle doti a noi sconosciute e mettono in discussione la teoria che l’uomo si sia evoluto da una condizione primitiva quasi animalesca.
Abbiamo visto come, per costruire quelle opere, l’uomo dovesse disporre di notevoli conoscenze e come queste conoscenze gli provenissero da un mondo superiore con cui, allora, era ancora in contatto. Un mondo di saggezza che pervade la Terra e l’intero cosmo e a cui l’uomo antico poteva attingere per determinare il suo operato nel mondo fisico.
Con il progredire dell’evoluzione l’uomo perse via via la capacità di dialogare con queste forze e ciò in corrispondenza di una sempre maggiore presa di coscienza di se stesso e del mondo materiale. Queste forze non andarono comunque perse ma vennero metamorfosate in capacità che l’uomo ha imparato a sviluppare autonomamente, come la forza del pensiero, l’autocoscienza, la libertà spirituale personale. Si possono trovare tracce di questa evoluzione analizzando la storia dei popoli antichi in cui le relazioni verso l’esterno e verso l’interno erano determinate dalla percezione diretta della volontà di una guida spirituale. L’antico indiano o l’antico persiano sentivano la volontà divina e la seguivano. I sacerdoti caldei e quelli egizi dei primi tempi leggevano il volere divino nelle stelle e tutti i settori della vita comunitaria erano naturalmente organizzati di conseguenza. Ancora in Grecia si poteva percepire con la chiaroveggenza l’azione delle Erinni o Furie che perseguivano chi aveva trasgredito alla volontà divina. Oggi non vediamo più le Erinni ma sentiamo interiormente la coscienza cattiva quando facciamo qualcosa contro la nostra convinzione profonda.
In pratica le forze divine che agivano dal cosmo vennero, con l’evoluzione, ripiegate e incorporate nell’anima. Il passaggio, naturalmente, avvenne in tempi diversi per i vari popoli della terra e risulta particolarmente evidente nella civiltà greca. Platone può essere ritenuto l’ultimo iniziato antico che sperimentava le sue idee ancora come reale percezione spirituale. Per lui il concetto di armonia delle sfere non era un’astrazione, ma reale musica spirituale, e la formazione del mondo gli si presentava come naturale evoluzione da stadi spirituali più fini (fuoco, luce, aria), a stadi più pesanti (acqua, terra). La visione immaginativa di Platone venne ripresa dal suo discepolo Aristotele che riuscì a trasferirla nel pensiero logico, che allora cominciava a svilupparsi, e costituì la base per la formulazione della teoria degli elementi.
Secondo questa teoria il mondo sarebbe un’emanazione dello spirito e si sarebbe evoluto in quattro stati successivi di condensazione da quello più sottile, chiamato Fuoco, a quello più pesante, la Terra, passando per i due stati intermedi, l’Aria e l’Acqua.