I lavori in campagna nei mesi di marzo e aprile

Nei mesi di marzo e aprile avviene il risveglio della Natura, e la vita ricomincia a pulsare. Si possono dunque svolgere molti lavori utili in base al contesto (orto, frutteto, seminativi etc.). Come pratica di base valida per ogni contesto è possibile effettuare due o tre spruzzature di preparato 500 sul terreno.

Ciò andrà a stimolare la vitalità e l’attività biologica del suolo. Per i terreni che si trovano in fase di conversione, che non hanno ancora sviluppato una buona fertilità biologica, o che risultino compattati e asfittici, si potrebbero incrementare i dosaggi classici (che sono 100 grammi per ettaro) arrivando anche a dosaggi di 250 grammi per ettaro (vedere Biolcalenda di novembre 2019).
Queste spruzzature possono essere effettuate in presenza delle colture oppure su terreno nudo. Il preparato 500 offre ottimi benefici anche e soprattutto in fase di semina, così come in fase di trapianto (prima, durante o subito dopo).
È fondamentale che il preparato sia di buona qualità, dunque ben allestito, per riuscire ad ottenere i migliori risultati.

Nel mese di marzo, per il Nord Italia, è possibile mettere a dimora in pieno campo diverse colture come le lattughe (anche da taglio), le carote, le fave, i piselli e diverse tipologie di cipolle. Ed anche altre importanti primizie come ravanelli, rucola, spinaci e bietola da orto. Va detto che i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature possono eventualmente consentire un certo anticipo nella messa a dimora in pieno campo di queste ed altre colture, sempre compatibilmente con le condizioni pedoclimatiche dominanti.
Ovviamente, per quanto riguarda l’orto, non bisogna dimenticare le patate (vedere Biolcalenda di marzo 2024).

Inoltre, durante il periodo primaverile è possibile seminare colture come orzo, farro, lino, ceci, lenticchie, coriandolo e grano saraceno.
Essendo piante mellifere, queste ultime due colture sono particolarmente gradite alle api, attirando anche altri insetti utili (necessari per la lotta biologica).
Altre info sul tema sono reperibili su Biolcalenda di maggio e di luglio 2023).
Si possono anche seminare sovesci primaverili in modo da garantire la copertura vegetale del terreno, con tutti i vantaggi che ne derivano, in modo da nutrire il suolo e prepararlo al meglio per la coltura successiva, cioè per quelle colture che andranno messe a dimora (indicativamente) nel mese di luglio.
Queste potranno beneficiare dei “servizi” offerti da questa pratica come l’apporto di nutrienti, il controllo sulle erbe spontanee, la fessurazione del terreno e l’ombreggiamento.

Tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera è possibile spruzzare direttamente sul terreno il decotto di Equiseto come rimedio preventivo per le malattie fungine delle piante. Ciò vale per tutte le colture, anche frutticole.
Fu lo stesso Rudolf Steiner a fornire indicazioni in merito a questa pratica. I funghi, anche quelli potenzialmente nocivi per le colture, sono naturalmente presenti all’interno del terreno rappresentando un tassello fondamentale della rete trofica (i suoli rappresentano un serbatoio significativo di diversità biologica che è alla base di un’ampia gamma di processi chiave e di servizi ecosistemici), e purtroppo si possono verificare condizioni climatiche ed atmosferiche in grado di favorire la migrazione di svariate crittogame al di sopra della superficie del suolo.
In queste condizioni le piante divengono oggetto della loro attività innescando processi di deperimento dei tessuti vegetali (provocando quelle che vengono definite malattie fungine). Uno dei fattori che determina questo trasferimento è l’eccesso di umidità ambientale. Dunque con il decotto di Equiseto, grazie al silicio contenuto in questa pianta, si limita la possibilità di trasferimento del fungo dal suolo alla coltura contenendo la propagazione di crittogame e micosi.

Il decotto di Equiseto viene comunemente utilizzato anche direttamente sulla parte aerea delle colture in fase vegetativa, ma sempre in via preventiva. Dosaggi indicativi: in 10 litri d’acqua (pH 6,5) si fanno bollire a fiamma bassa per circa un’ora 300-400 grammi di Equiseto essiccato, all’interno di un contenitore coperto. Si può utilizzare anche la pianta fresca nella quantità di 1,5 Kg sempre in 10 litri d’acqua. Il decotto va quindi diluito 1:10 con acqua che non sia impura o contaminata (anche il pH dell’acqua utilizzata per la diluizione deve essere 6,5) e spruzzato sul terreno in giorni di luce/calore nella quantità di 100-150 litri per ettaro. Il tutto può essere dinamizzato per 20 minuti in modo da potenziarne l’efficacia.

Normalmente il decotto viene spruzzato solo sul terreno ai piedi delle piante, senza bagnare la parte aerea, appunto tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera (1-2 trattamenti), ed anche all’inizio dell’autunno come preventivo.
Lo si potrà utilizzare anche sulla parte aerea della vegetazione sempre come preventivo in dosaggio indicativo di 300 l/ha senza però eccedere con il numero di interventi. Irrorare in giorni di luce/calore. Il dosaggio varia sempre in base a dimensioni della coltura ed efficienza degli irroratori, mentre il numero degli interventi non deve essere eccessivo poiché durante la stagione calda può generare disseccamento.
Può essere utilizzato in anticipo, o comunque in prossimità, rispetto ai momenti critici dovuti ad una presenza di umidità eccessiva o pioggia soprattutto nei periodi di Luna piena o con Luna in perigeo, specialmente se questa viene a trovarsi all’interno di una Costellazione di acqua (vedere calendario biodinamico).
Non è consigliabile un uso frequente su piante debilitate poiché potrebbe provocare un deperimento nello sviluppo vegetativo.

L’impiego del decotto di Equiseto è molto versatile (bagno radice, bagno semente, pasta per tronchi etc.) e può essere utilizzato in miscela con altri ingredienti come argille, polveri di roccia, estratti vegetali, pròpoli.

Il decotto di Equiseto, una volta realizzato, può essere fatto fermentare per 24-48 ore circa (macerazione a freddo) poiché questo processo rende maggiormente disponibili i composti silicei e sulfurei presenti, incrementandone l’efficacia e la funzionalità.
Ciò permetterà di esaltare le qualità del decotto e consentirà una migliore estrazione dei costituenti.

Ad inizio marzo è ancora possibile applicare la pasta per tronchi sui fruttiferi.
Questa pratica va a rinforzare e nutrire la pianta, ed è possibile utilizzare anche ricette mirate in base a necessità o esigenze particolari (vedere Biolcalenda di febbraio 2018).

Per quanto riguarda una basilare gestione del suolo, e di sue eventuali lavorazioni, va osservato che durante la stagione invernale il terreno subisce l’azione fecondante (e spesso anche strutturante) di agenti atmosferici come gelo, pioggia e neve.
Dunque per evitare di perdere questi benefici occorrerà effettuare le lavorazioni con terreno “in tempera”. Ciò significa che non dovrà essere troppo umido o intriso di acqua, e non dovrà trovarsi nemmeno troppo secco e privo di umidità; per ogni lavorazione del suolo è necessario che vi sia il giusto contenuto di umidità.
Questo fattore potrà favorire il miglior risultato finale in termini di struttura e di preparazione del letto si semina. Anche il calpestamento o il transito di trattori e mezzi agricoli può compattare e rendere asfittico il suolo soprattutto quando questo è intriso di acqua.

Inoltre durante la stagione primaverile sono da privilegiare lavorazioni o sarchiature superficiali, cioè che non vadano troppo in profondità, in modo da preservare le risorse idriche accumulate negli strati più profondi del terreno ed anche la sostanza organica in esso presente. Questo perché con l’arrivo, poi, della bella stagione vi è una intensificazione dei processi ossidativi ed anche della traspirazione con conseguente dissipazione di queste importanti risorse. Per ulteriori consigli sull’orticoltura vedere anche Biolcalenda di marzo 2023.

Comunque sia, occorre apportare e incrementare l’humus tramite compost biodinamico, sovesci plurispecie e uso costante dei preparati biodinamici 500 e Fladen. La migliore prevenzione nasce dall’applicazione di una buona agronomia complessiva.


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